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Antiquariato Librario

Storia del mercato del libro antico




Nello statuto dell'Associazione dei Librai Antiquari d'Italia (ALAI) sono

definite Librerie Antiquarie le persone fisiche o giuridiche che esercitano il commercio di libri antichi e d'occasione (art. 7).

Se alcuni antiquari considerano degno di tale nome solo il commercio dei

libri antichi, ossia dei libri stampati fino a tutto il XIX secolo, inclusi ovviamente anche manoscritti e autografi di qualsiasi epoca, la maggior parte delle librerie antiquarie offre ai propri clienti soprattutto libri 'd'occasione', cioè libri non più disponibili sul mercato anche se di edizione relativamente recente: può dunque definirsi antiquariato librario, in più

generica accezione, tutto il mercato del libro che esclude l'editoria corrente. I libri a stampa furono oggetto di un vivace commercio antiquario sin dal

XVI secolo: inizialmente venduti da legatori e cartolari, destarono ben presto l'attenzione dei grandi librai d'assortimento, soprattutto con l'affermarsi, nel corso del Seicento, delle vendite all'asta: la prima “auctione publica” testimoniata da un catalogo si tenne a Leida nel 1599, e riguardò la biblioteca di Philips Van Marnix; altre seguirono, anche a opera di Lodewijk Elzevier che, già rilegatore e libraio, si era fatto stampatore in proprio; dall’Olanda il metodo si diffuse poi in tutta Europa. Il sistema delle aste librarie rappresentò una prima forma di vendita specializzata, ma per poter parlare di antiquariato come attività commerciale individuata e distinta in seno al

mercato librario bisogna attendere lo straordinario sviluppo, a partire dal Settecento, della passione bibliofilica: una «dilettazione» che accende ‘in molti un ardente desio di andare in traccia di Libri antichi’ (Pellegrino Orlandi, 1722).


Lo sviluppo raggiunto dal commercio editoriale e librario e l'impulso ottenuto dal ramo antiquario, con il maturare e il diffondersi della bibliofilia e

la conseguente ricerca di libri rari, provocarono nell'Ottocento la progressiva separazione fra librerie d'assortimento, che avevano sino ad allora svolto anche attività d'antiquariato, e librerie specializzate come antiquarie: nel ‘Manuel du libraire et de l'amateur de livres’ (Parigi 1810, 1860-65), che rappresenta l'esito conclusivo e maturo della bibliofilia settecentesca, Jacques Charles Brunet fa esplicito riferimento a una nuova figura professionale, quella del libraio antiquario.


In Italia lo strutturarsi del settore si avrà solo nell'ultimo trentennio del secolo; il primo riconoscimento di professionalità si registra alla nascita dell'Associazione Tipografico-Libraria: l'elenco ufficiale dei “Librai, Editori e Tipografi Italiani” redatto dall'Associazione nel 1872, include 18 librai antiquari che documentano l'esistenza di un ruolo che già si veniva affermando.


Lo sviluppo del ramo antiquario sarà poi tale da comportare, anche nel nostro paese, la distinzione tra libraio d'assortimento («che si dedica abitualmente alla vendita di Opere d'ogni genere») e libraio antiquario («che compra e vende

Libri rari, usati o fondi di Librerie), recepita nel Regolamento per il commercio librario in Italia varato dall'Associazione professionale nel 1894.


Sul finire del secolo sono infatti attivi librai antiquari in tutti i principali centri urbani della penisola: fra i tanti, Casimiro Bocca ed Ermanno Loescher

a Torino, Luigi Arrigoni a Milano, Gaetano Romagnoli a Bologna, Ulisse Franchi a Firenze, Dario Giuseppe Rossi a Roma, Giuseppe Dura e Gaspare Casella a Napoli, Giuseppe Mira a Palermo.


Nel Novecento l'antiquariato librario raggiunge il suo massimo sviluppo, in Italia come in Europa e in America, con l'affermarsi di prestigiose librerie attive a livello internazionale, i cui pregevoli cataloghi di vendita documentano la circolazione di una quantità crescente di materiale antico e raro nel mercato antiquario; tra le grandi librerie del XX secolo non possiamo

non ricordare quelle di Gumuchian & Cie e di Pierre Berès a Parigi, di H.P. Kraus a New York, Joseph Baer a Francoforte, J. Helle a Monaco, Karl W. Hiersemann a Lipsia, le olandesi Nihoff e Lugt, e, fra le italiane, Ulrico Hoepli (Milano), Leo Samuel Olschki (Firenze) e Tammaro De Marinis (Firenze).

La nascita, nel 1948, della International League of Antiquarian Booksellers (ILAB), fondata su iniziativa del libraio olandese Menno Hertzberger, consacra definitivamente l'assetto della categoria.


Il progressivo enuclearsi e svilupparsi dell'antiquariato librario tra Otto e Novecento va principalmente collegato al carattere 'industriale' che l'editoria veniva contemporaneamente assumendo.


Un'editoria in continuo e rapido rinnovamento relegava infatti tipografo e libraio in ruoli subalterni, rispetto al concentrarsi del grande ciclo produttivo, e determinava una riorganizzazione della libreria d'assortimento, nel senso di una contemporanea progressiva subordinazione all'editoria dell'intera rete distributiva; mentre la crescita, anch'essa conseguente, dei ritmi produttivi, provocava il rapido invecchiamento della produzione libraria che, confluendo nel mercato antiquario, gli conferiva quelle caratteristiche di circuito autonomo e di 'commercio postumo' ove solo è possibile un recupero a lunga distanza, secondo le motivazioni e le tipologie variabili del collezionismo.


L’arrivo degli ebook e soprattutto l'attuale tendenza dell'editoria a orientarsi su libri dalla vita brevissima - oggi la durata di un libro rischia di diventare quella del suo passaggio in libreria - dilata considerevolmente l'estensione del settore antiquario, i cui confini si fanno sempre più ampi e indifferenziati.


Si sta sempre più diffondendo, per esempio, un'editoria sommersa e promossa da imprese, società finanziarie o industriali, istituti di credito: nella maggior parte dei casi si tratta di edizioni d'arte, per lo più tipograficamente accurate e riccamente illustrate, tirate in numero limitato di esemplari e necessariamente 'rare' essendo fin dall'inizio escluse dal circuito distributivo.



Oltre ai tradizionali libri antichi, rari e di pregio della manualistica bibliofilica, anche una parte non trascurabile dell'editoria moderna ricade dunque nel campo d'interesse e d'azione del mercato antiquario, che viene così a comprendere un'estrema varietà di prodotti: manoscritti e autografi; edizioni antiche propriamente dette; i cosiddetti "moderni di pregio' (prime edizioni, edizioni d'arte, ecc.); disegni, incisioni e stampe, e infine il vasto settore dei generi collezionistici 'minori' (dai fumetti agli ex libris).



Fonti:

R. Spaducci, Guida al libro 'antiquariato e d'amatore, Roma 1976;

F. Cristiano, L'antiquariato librario in Italia: vicende, protagonisti, cataloghi, Roma 1986;

“Manuale Ecniclopedico della Bibliofilia”, Edizioni Sylvestre Bonnard 1997

C. M. Messina, Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, Roma 1988.





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